
Quanto conta avere una buona idea?
Prima di fondare le mie due startup ero convinta che avere una buona idea fosse fondamentale per fare business. Poi ho capito che non era esattamente così.
Cooosaaaaaaa?! Ti vedo, con la mascella che ti cade dalla faccia… Certo, le idee sono importanti, ma avere una buona idea non è ciò che determina il successo di un business. Anzi, a volte è proprio l’ultima delle cose che contano. Sì, sto un po’ esagerando, ma lo faccio per farti riflettere sul fatto che un’idea di business è solo un’idea: se poi non viene eseguita nel modo migliore, non ti porterà da nessuna parte.
Le idee innovative non sono garanzia di successo
La mia prima startup è nata dopo aver frequentato un Master del Politecnico che si chiamava Polis Maker, e che aveva l’obiettivo di formare professionisti che progettassero città intelligenti, non solo dal punto di vista tecnologico, ma utilizzando competenze di psicologia, sociologia ecc, per proporre soluzioni mirate allo sviluppo della qualità della vita. Erano mesi che fantasticavo sull’idea di aprire qualcosa di mio: collaboravo come freelance con un giornale locale e il lavoro mi piaceva molto, mentre il contesto non mi dava nessuna soddisfazione. Ero arrivata alla conclusione che non valeva la pena essere insoddisfatta per perseguire il sogno di qualcun altro, e che potevo invece provare a fare un salto nel vuoto ma per realizzare il mio di sogno.
Così ho iniziato a sviluppare l’idea di questa società impegnata in attività di Marketing Territoriale e progettazione di Smart City. Un’idea che all’epoca era innovativa (nessuno in Italia parlava di questi argomenti, e i pochi che lo facevano erano architetti che non prendevano in considerazione gli aspetti sociologici della progettazione e soprattutto non erano interessati a processi partecipativi che coinvolgessero le persone nella costruzione delle città). Alla fine, scritto un business plan e fatto domanda per entrare nell’Acceleratore d’Impresa del Politecnico, mi sono ritrovata all’improvviso a realizzare il mio sogno: la mia startup era reale.
Essere all’interno di un acceleratore mi ha consentito di entrare subito in contatto con business angels e investitori a cui chiedevo di finanziare i nostri progetti. E lì ho capito che l’idea, per quanto innovativa possa essere, conta davvero poco. Perché?
- Perché un’idea non è per sempre – anche se la adori e ti sembra la cosa più utile sulla faccia della terra, devi essere pronto ad abbandonarla se ti accorgi che non funziona come ti aspettavi. Te lo dico: non ti ci affezionare troppo! A volte l’entusiasmo per il nostro business ce lo fa vedere come se fosse il nostro “bambino”. È qualcosa a cui abbiamo lavorato tanto, in cui abbiamo creduto e investito, e chi ha voglia di abbandonarlo? Ma “business is business” e le tue idee non valgono nulla se non c’è nessuno interessato a comprarle. Perciò fai pace con questo: anche le idee più geniali possono aver bisogno di una bella centrifugata prima di diventare idee di impresa (o di prodotto o di servizio) vincenti;
- Perché gli investitori non investono su un’idea ma su un team di persone – un’idea da sola non può essere vincente. La cosa più importante è essere la persona che quell’idea la può far diventare realtà. L’esecuzione è molto più importante dell’idea da cui sei partito. L’idea vale l1%, l’esecuzione il 99%. E i migliori business, quelli che hanno più successo, sono idee molto basiche perfettamente realizzate;
- Perché gli altri possono copiare quello che fa o inventi, non chi sei – i tuoi concorrenti possono copiarti le idee, possono averne di migliori, possono acquisire le tue stesse conoscenze e strumenti e diventare più bravi di te. Quello che sicuramente non possono fare è essere te. Quello su cui tu puoi fare la differenza, ma la differenza vera, non è quello che sai, non sono gli argomenti che tratti, non è la tecnica che utilizzi. Non sono le tue idee. La vera differenza la fai tu, che sei unico. Quindi non ti crucciare se ti copiano, e non ti affezionare troppo alle tue idee, ma impara a comunicare chiaramente la tua unicità e il tuo valore.
Quella volta che ho preso una porta in faccia
E ora ti faccio un’ultima confessione, per farti capire che ci sono molte cose importanti, al di là delle idee. Nel 2018 mi trovavo in un posto sperduto in periferia di Milano, al freddo e al gelo ad aspettare un tram. Mi sono messa a cercare delle informazioni su internet e mi sono imbattuta in una app che mi è sembrata subito familiare. Era stata adottata da un’azienda a cui, cinque anni prima (cinque, capito?!), la mia startup aveva offerto – gratuitamente – lo stesso identico sistema, a cui stavamo lavorando noi e che volevamo testare prima di lanciarlo sul mercato.
Sbam! La prima reazione è stata di dolore. Tipo una porta che ti sbatte in faccia a mille all’ora. Ma è durata pochi secondi, perché 10 anni nel mondo delle startup mi ha insegnato che le idee non contano. Che tu puoi essere il primo, ma che questo non ti garantisce di essere quello che vedrà realizzata l’idea geniale che hai avuto. Pensi che Uber e Airbnb o Whatsapp siano stati realizzati dai primi che hanno avuto quell’idea di prodotto o servizio? Ti sbagli! Spesso i primi ad avere un’idea non sono quelli che la realizzano, per tutta una serie di motivi. Il mercato non è ancora pronto, gli investitori non se la sentono di finanziare qualcosa di così “strano”, il team che la sviluppa non è quello giusto… Ci sono davvero troppe variabili in gioco.
E no, l’idea dell’app non ce l’aveva rubata qualcuno. Semplicemente qualcuno dopo di noi aveva azzeccato il momento giusto per andare sul mercato con un sistema che cinque anni prima sembrava addirittura “troppo”. Troppo complicato da realizzare, troppo al di sopra delle possibilità di una startup, troppo nuovo da essere capito.
Dopo aver preso quella porta in faccia per me è stato ancora più chiaro che aver contribuito a sviluppare delle buone o anche delle geniali idee era qualcosa che rimaneva mio, a prescindere dal fatto che poi si fossero realizzate o meno. E sì, mi rode ancora oggi non aver visto il mio progetto diventare realtà, e mi domando a volte dove sarei ora se quell’azienda avesse adottato gratuitamente il nostro sistema. Ma poi mi dico – chi se ne frega! Io sono qui, adesso. E se ho avuto delle buone idee in passato posso averle anche in futuro.
Alla fine dei conti quello che mi importa davvero è realizzare idee, che siano mie o di altri. E fortunatamente il lavoro che mi sono scelta mi permette di farlo.
Non so se questo mio racconto abbastanza personale ti servirà a qualcosa. Io spero che tu riesca a vederci qualcosa che ti tornerà utile ogni volta che ti sembrerà di non essere abbastanza originale o che ti ritroverai a rincorrere l’idea perfetta. Avere buone idee conta, ma non è fondamentale. Quello che conta veramente è lavorare ogni giorno ai tuoi progetti ed essere disposto a cambiarli se necessario, perché l’obiettivo di chi fa business non è avere idee e basta. È cambiare il mondo, facendo cose che hanno un impatto positivo sulla vita degli altri.