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      Ricordati che non sei mica Miss Italia!

      Ricordati che non sei mica Miss Italia!

      Anche se potrebbe sembrare un insulto, ci tengo subito a dire che “Ricordati che non sei Miss Italia” non lo è affatto. Almeno nel contesto di questo articolo… E se ti fidi e mi segui nel ragionamento, penso che quello che ho da dire potrebbe esserti utile.

      Il titolo di questo post mi è venuto in mente dopo aver ricevuto via mail da una mia coachee gli esercizi che le avevo assegnato. Erano una serie di domande su cui volevo farla riflettere prima di iniziare con lei un percorso di business coaching. Mi servivano soprattutto per inquadrare meglio il suo business e capire quale era la motivazione alla base del suo desiderio di mettersi in proprio. A volte lo faccio. Soprattutto con chi mi sembra ancora un po’ confuso o ha mille idee e non riesce a sceglierne una, pur volendo a tutti i costi avviare una propria attività. Queste domande servono a me, ma anche (e soprattutto) alla persona che risponde, perché fanno emergere alcune riflessioni che è importante fare e avere ben chiare quando si decide di percorrere la strada della libera professione.

      Quello che è successo questa volta è che ho letto le risposte e ho pensato che non erano risposte… Erano risposte da Miss Italia! Avete presente quelle frasi standard tipo “vorrei sconfiggere la fame nel mondo” o “vorrei la pace per tutti i popoli della terra”? Oddio, desideri nobilissimi, non mi permetterei mai di giudicare. Ma risposte di questo tipo non vanno bene quando si sta lavorando al proprio business, o in generale quando si sta facendo coaching.

      Quelle che cerco di tirare fuori dai miei coachee sono risposte di un altro tipo, non quelle buone per tutte le stagioni, che vanno bene per tutti, che chiunque potrebbe dare, che ci aspettiamo raccolgano il consenso di chi le legge… È questo il punto: quando affrontiamo un percorso di coaching, qualunque esso sia, dobbiamo renderci conto che non c’è giusto o sbagliato, che le nostre risposte devono riguardare noi e noi soltanto, che non devono far piacere a nessuno se non a noi stessi.

      Questa cosa, mi sono accorta, accade spessissimo. Soprattutto per due tipi di domande:

      1. quelle che non ci siamo mai posti prima
      2. quelle per cui pensiamo ci sia una risposta “giusta” (accettabile dalla società)

      Ecco qualche esempio di domanda a cui non bisogna rispondere come se si fosse al concorso di Miss Italia:

      • Cos’è per te il successo?
      • Quanto vuoi guadagnare?
      • Quante ore alla settimana vuoi lavorare?

      Il successo – è qualcosa di molto personale. Non tutti consideriamo un successo le stesse cose. Siamo però bombardati da immagini (in tv, nelle pubblicità, sui social…) che ci dicono che per aver successo bisogna essere in un certo modo o guadagnare abbastanza da potersi permettere determinate cose. Henry David Thoreau ha detto: “C’è un solo tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera”. E da qui dovremmo partire per definire la misura del nostro successo. Da ciò che desideriamo per noi, da ciò che desideriamo realmente, e non da ciò che è accettabile dalla società.

      Il denaro – anche questo è un tema sempre difficile da affrontare. Quando propongo esercizi che hanno a che fare con il denaro la tendenza è quella di “sparare a caso”. Che non sempre significa “spararle grosse”. Se vogliamo metterci in proprio dobbiamo sapere esattamente quando vogliamo guadagnare e quanto ci serve per fare la vita che vogliamo. Perché senza un obiettivo chiaro non sapremo che cosa fare per raggiungerlo. E non otterremo nulla.

      Il lavoro – infine il tempo che dedichiamo al lavoro è un’altra di quelle cose su cui spesso “bariamo”. Siamo così abituati che “si lavora” almeno 40 ore la settimana, che non ci fermiamo mai a pensare qual è il carico giusto per noi. Forse non osiamo dirlo, o non pensiamo di poter arrivare al successo e guadagnare quanto vogliamo, se non lavoriamo come pazzi. Ma mettersi in proprio significa fare le cose secondo i propri ritmi, non secondo i ritmi imposti da qualcun altro (la società, un datore di lavoro…). Ed essere consapevoli dell’impegno che vogliamo mettere in qualcosa, ci aiuta a capire come raggiungere i nostri obiettivi.

      Spero che questa riflessione ti sia stata utile, e che se stai affrontando un percorso di coaching questo articolo contribuisca in qualche modo ad aiutarti a rispondere alle domande che sicuramente ti porrà il tuo coach. Con onestà, prima di tutto nei confronti di te stesso, e non per far felice o compiacere qualcun altro. E se ti accorgi che non sei completamente sincero, ricordati che non sei Miss Italia!

      Ps. nessun coachee o reginetta di bellezza è stato maltrattato per la scrittura di questo post.

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