
Meglio essere veri o essere autentici?
In queste ultime settimane, durante le mie sessioni di business coaching o di personal branding, mi è capitato spesso di parlare di verità e di autenticità.
In particolare mi sono ritrovata a condividere una mia convinzione relativa alla scrittura, lo storytelling e la gestione della comunicazione sui social in generale.
Io penso che quando si comunica sia necessario e imprescindibile essere autentici. Mentre non sia fondamentale dire la verità. O almeno, non tutta la verità.
Prima che gli occhi vi escano completamente dalle orbite e prima di essere lapidata sulla pubblica piazza, lasciatemi spiegare…
Quando comunichiamo dobbiamo essere autentici. Lo dicevo tempo fa su questo blog, parlando di quanti e quali social o strumenti di comunicazione è “lecito” usare. E di come sia necessario trovare il proprio stile. Allora scrivevo che probabilmente non mi vedrete mai postare foto con una bella tazza di té fumante, perché semplicemente non ho l’abitudine di bere il té, e quindi non sarebbe stato coerente con il mio “personaggio”. Oggi aggiungo che non sarebbe stato autentico.
L’autenticità indica qualcosa di “genuino, ossia che non è falso o falsificato e che può dimostrarsi o imporsi come vero”. Capito? Può dimostrarsi o imporsi come vero. Ma non è detto che sia completamente vero. Perché invece la verità è “ciò che è vero, rispondente alla realtà, in relazione a determinati fatti”. La differenza è sottile, ma fondamentale secondo me.
Essere autentici non significa per forza dire la verità
Essere autentici – nella propria comunicazione – non significa per forza dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Essere autentici significa mostrare sui social, sul proprio sito, su qualsiasi altro mezzo di comunicazione, la propria genuinità. Poi la verità è un’altra cosa e possiamo anche rinunciarvi qualche volta, se ci torna utile.
Faccio un esempio se no andate veramente a prendere le pietre per lapidarmi.
Essere autentica – per me – significa postare la foto di una collana con un ciondolo di Darth Vader, che ho comprato a un mercatino a Milano. Perché questo acquisto mi rappresenta. Dice di me che sono una nerd, che mi piace Star Wars, e che probabilmente soffro della sindrome da acquisto compulsivo.
Per essere autentica non devo per forza dire la verità. Quindi posso postare questa foto oggi, dicendo che ho appena acquistato questa collana, quando invece l’ho comprata domenica. Pensate davvero che questo dettaglio temporale potrebbe cambiare il senso del post? Se dico di averla comprata oggi (mentendo, perché l’ho presa domenica) non sono più una nerd o una fan di Star Wars? No, vero?
L’unica cosa che cambia è che magari oggi non avevo niente da postare, non avevo tempo di fare una fotografia, o non trovavo nulla di interessante da dire, ma ripescare quella foto dal mio cellulare mi ha evitato di bucare il post di oggi.
Questo esempio pratico è per dire che capita che sui social e nella comunicazione online si finisca per mentire. L’importante è che si tratti di menzogne che non nascondono il vostro io autentico e le caratteristiche fondamentali del vostro brand. Ma che semplicemente cambiano delle insignificanti sfumature della storia.
Su questa cosa mi ha fatto riflettere anni fa un docente di un corso di scrittura creativa, che mi ha domandato se ritenevo necessario dire sempre la verità o se potevo mentire quando scrivevo. Ci ho ripensato in queste ultime settimane, quando mi è capitato di lavorare con persone che magari non sono avvezze all’utilizzo quotidiano dei social, e che avevano bisogno di impostare una strategia. A loro ho detto quello che ho scritto qui. E’ fondamentale essere autentici nella comunicazione. Non è sempre necessario dire tutta la verità.
Voi cosa ne pensate?