
Hai voglia di farti un po’ di fatti miei?
In questo periodo la mia “vita digitale” è quasi inesistente. Non scrivo sul blog da quasi un mese, e le mie apparizioni sui social sono piuttosto sporadiche.
Ho pensato che sparire così, senza dare una spiegazione, non aveva molto senso. Perciò ho deciso di scrivere un post dove racconto quello che sta succedendo e perché mi sto tenendo lontana da blog e social. Con l’intenzione anche di dare qualche informazione utile a te che mi leggi. Che magari non sei interessato solo a farti un po’ di fatti miei, ma vuoi soprattutto capire come e prendere le decisioni giuste se ti dovessi trovare nella mia stessa situazione.
Prendere decisioni, business style
Il 2019 è stato un anno particolarmente impegnativo dal punto di vista lavorativo. Avevo dei progetti che ho seguito bene fino a giugno, poi sono successe una serie di cose (per la maggior parte molto belle) che mi hanno costretta a rivedere la pianificazione delle mie attività.
Prima di tutto vorrei che fossi consapevole di una cosa: cambiare piani è normale. La tua attività è una sorta di organismo vivente che cresce e si modifica con te. Non puoi pensare che andrà tutto sempre come te lo eri immaginato. Ecco perché è fondamentale saper reagire alle situazioni e prendere decisioni. In fretta. Credo che una delle differenze principali tra chi ha un vero mindset da imprenditoriale e chi ancora non l’ha sviluppato, è la velocità con cui si prendono le decisioni. Io sono molto allenata su questo, perciò riesco a scegliere se portare avanti un progetto oppure no in modo molto rapido. È come se nella mia testa ci fosse una sorta di calcolatrice che mi fa analizzare velocemente i dati in mio possesso e decidere che cosa fare. Poi con calma definisco i dettagli, ma non mi ci vuole molto per capire se un progetto è di valore e se posso portarlo avanti, oppure se non ne vale la pena.
Sì ok, ma cosa ti è successo? – ti starai chiedendo… Ecco, ho ricevuto un sacco di proposte interessanti – per un motivo o per l’altro – a cui non ho voluto rinunciare. E questo mi ha portata a dover rivedere completamente i miei piani. Per facilità di comprensione ho pensato di dividere queste proposte in 3 categorie.
Quando cambiare piani è necessario
Ecco i progetti che hanno richiesto una revisione della mia agenda.
1. A giugno mi è arrivata una proposta a cui sarei stata pazza a dire di no. Questa collaborazione rientra tra quei progetti che ho classificato come “belli, belli in modo assurdo”. Sono i progetti a cui non vuoi/puoi rinunciare, anche se ti sconvolgono i piani.
Nel mio caso si è trattato di una collaborazione molto grossa con una grande azienda, che mi ha permesso di lavorare a un progetto molto bello, pienamente nelle mie corde, che mette ancora più in evidenza una delle mie competenze più forti. Potevo dire di no? No. Volevo farlo? Ma che , siamo pazzi? Perciò la mia agenda si è dovuta completamente riorganizzare, seguendo dei ritmi che non potevo fissare io a priori, ma che dovevo concordare con l’azienda. Il progetto non coinvolge solo me, ed è di una complessità mostruosa. Se Dio vuole andrà online settimana prossima e finalmente te ne potrò parlare diffusamente.
Questo progetto mi avrebbe fatto impazzire se nella mia pianificazione dell’anno non mi fossi data quelli che definisco “spazi di manovra”. Non ha senso riempirsi l’agenda fino all’orlo: il rischio sarebbe dover rinunciare a delle cose molto belle che accadono all’improvviso o fare tutto male. Inaccettabile. Ho lavorato a questo progetto per tutto il mese di agosto, approfittando del fatto che – mentre tutti erano in vacanza – io potevo portarmi avanti con la creazione dei contenuti necessari, senza avere troppe distrazioni (telefonate, sessioni, appuntamenti ecc…). Le vacanze le ho spostate a settembre, ma mi sono organizzata in modo da non dovermi portare dietro troppo lavoro.
In questo caso il ragionamento che ho dovuto fare è stato: cosa posso spostare, delegare o eliminare dalla mia agenda per fare spazio a questo progetto? Alla fine ho rinunciato a qualche giorno di riposo in più ad agosto e spostato più in là qualche lavoro che non era così urgente.
2. A luglio ho ricevuto una proposta/richiesta d’aiuto che ho deciso di accettare perché aveva a che fare con un progetto a cui sono molto legata. Facciamo business per guadagnare, per creare il tipo di vita che vogliamo, ma anche per dare il nostro contributo al mondo. Questo progetto rientrava pienamente in quest’ultima categoria, che ho definito “progetti belli che voglio fare perché sono importanti per me”. Importanti soprattutto dal punto di vista della mia visione, e della tipologia di persona (e professionista) che voglio essere.
Sapevo che avrebbe inciso molto sulla mia organizzazione personale, ma era qualcosa di abbastanza sfidante per farmi sentire quel friccicore che mi assale quando qualcosa mi piace e mi spaventa allo stesso tempo, ma so che devo farlo. Io sono convinta che ogni freelance debba fare i conti con la responsabilità personale e professionale che ha nei confronti di se stesso, degli altri e di quello che ha deciso di fare per vivere. C’è un’etica professionale che troppo spesso viene presa sotto gamba, e io non voglio essere così. Io ho bisogno di prendermi delle responsabilità, e credo che sia un mio dovere.
Per farlo ho dovuto, anche in questo caso, rivedere i miei piani, per fare spazio a qualcosa che per me era importante e che mi faceva sentire bene, come persona e come professionista (e che mi fa sentire tutt’ora così). La vita particolarmente sfidante e frenetica della startupper mi ha insegnato a fare un sacco di cose, anche tutte insieme, senza perdere la concentrazione, e soprattutto senza ammazzarmi. E il mio primo lavoro come giornalista sottopagata in una redazione dove eri costretta a fare tutto (scrivere, impaginare, scattare foto…) mi ha allenata a scrivere alla velocità della luce. Un bel vantaggio per me che utilizzo la scrittura in tantissimi aspetti del mio business.
3. Infine ho accettato di lavorare a un progetto che doveva svilupparsi su un paio di mesi e la cui deadline è stata anticipata di 30 giorni. Potevo dire di no? No. Perché è bello per me e anche per qualcun altro che è coinvolto.
Ci sono progetti che hanno uno sviluppo che non dipende da te. Ci sono coinvolte persone, fasi di produzione e lanci che non decidi tu. Se vuoi lavorare anche in ambiti come questo, e non solo fare il freelance solitario nel suo orticello (non ci sarebbe nulla di male comunque), devi accettare le regole del gioco. Dopo un attimo di smarrimento, ho messo giù una bella todolist e mi sono tranquillizzata. E poi oh, vediamo come andranno le cose. Se ce la faccio bene, se non ce la faccio in qualche modo risolveremo, ne sono certa.
Perché ho questa certezza? Per il tipo di progetto, che coinvolge un gruppo di lavoro e non solo me. Questo mi rassicura sul fatto che dove non arrivo può darmi una mano qualcun altro. Cosa che invece non succede quando tutto dipende da te.
In questo caso ho dovuto rivedere i miei piani per le vacanze di Natale. E capire a cosa potevo rinunciare o cosa dovevo riorganizzare. Ci sono attività intoccabili come la mia programmazione per l’anno nuovo, e la preparazione degli ultimi dettagli del Business Bootcamp. Ma ci sono altre cose che possono essere spostate, delegate o cancellate senza creare danno.
Ecco, la mia presenza digitale è quella che è stata sospesa in questo periodo, perché sono molto brava e posso fare di tutto, ma non posso fare tutto.
Quindi ecco spiegata la mia latitanza. Ci sono in ballo troppe cose importanti, sotto molti aspetti, a cui non voglio/posso rinunciare. Ma prima di decidere su ciascun progetto mi sono fatta delle domande ben precise e non mi sono lasciate condurre solo dalle emozioni. Nell’analisi dei costi/benefici la mia latitanza online era la cosa che mi avrebbe causato meno danni. E quindi è quella che poteva essere sacrificata, temporaneamente. Anche perché sono mesi che ragiono su come voglio apparire online e su come voglio che cambino certi meccanismi. Da un certo punto di vista questo stop forzato è anche l’occasione per riflettere su quello che voglio.
Ricordati: puoi rinunciare a delle cose se fai un’analisi obiettiva della situazione, non solo perché sono quelle che ti fanno paura o che fai meno fatica ad accantonare perché magari sono difficili. Stai gestendo un business: devi prendere decisioni funzionali a questo. Decisioni, non scappatoie.
Io per esempio ho rinunciato a una collaborazione molto grossa per il 2020, perché sapevo di non poterci stare dietro viste tutte le altre cose che voglio fare perché “devo” o perché sono importanti per me. Avrei potuto farmi guidare dalla paura e dire – mettiamo via un po’ di fieno in cascina, che non si sa mai. Ma la mia decisione l’ho presa non in preda all’ansia ma in maniera obiettiva. Questo mi ha permesso di non rinunciare completamente a questo progetto di comunicazione per una grande azienda, ma di ritagliarmi un posto strategico di coordinamento. Che da una parte è la cosa che mi interessa di più fare, e che mi garantisce comunque dei guadagni con meno sbattimento, in modo da avere tempo per altro. Inoltre mi permette di mantenere il contatto diretto con un cliente che chissà, in un futuro potrei decidere di seguire ancora più approfonditamente, invece che cederlo a un altro professionista.
Ecco, questi sono i ragionamenti che ho fatto di fronte a delle scelte improvvise che ho dovuto prendere piuttosto in fretta. Spero possano esserti utile per ragionare su quello che sta capitando a te e sulle occasioni che puoi o non puoi farti sfuggire.
Tornerò online dopo le ferie, ma ti lascio col beneficio del dubbio: visto l’andazzo che ha preso il 2019 chissà che non debba far fronte ad altri progetti belli, belli in modo assurdo…
Eh sì, alla fine ti ho svelato pochissimo dei fatti miei, ma porta pazienza. Mi sono lasciata sedurre dall’idea di un titolo acchiappa-lettori 😉