
Cambiare prospettiva
A gennaio 2022 sono diventata Designing Your Life Certified Coach. Tra poche settimane rinnoverò la mia certificazione e mi prendo questo spazio per fare un brevissimo bilancio su questa esperienza e raccontarti come mi ha aiutata a cambiare prospettiva su molte cose.
Non starò a raccontarti quanto trovo utili gli strumenti del Life Design e quanto mi appassiona questo metodo: credo che l’entusiasmo sia palpabile dai miei post.
Quello che voglio sottolineare è che sono in continua formazione e che la certificazione non è per me un punto di arrivo ma di partenza. Studio Design Thinking dal 2006, quando ne ho sentito parlare per la prima volta. All’epoca stavo fondando la mia prima startup, ero inserita in un incubatore di impresa dove la parola d’ordine era innovazione. Il Design Thinking mi affascinava e ho iniziato ad approfondire la metodologia, fino ad arrivare “ai giorni nostri” e al Life Design, che serve appunto per applicare questo metodo alla progettazione di una vita appagante.
Ho letto il libro di Bill Burnett e Dave Evans poco dopo l’uscita della prima edizione italiana, nel 2019, e ho subito pensato che fosse una figata. Ma la vera svolta si è verificata quando ho studiato per la certificazione e ho partecipato ai workshop in live streaming. Solo allora ho compreso fino in fondo il senso di alcuni esercizi e i concetti che il Life Design diffonde. Prima non mi era tutto chiaro, o addirittura avevo mal interpretato alcuni concetti.
Il workshop mi ha aperto gli occhi: è stato uno di quei “ah-ah moment” che ti fanno capire finalmente una cosa a cui pensavi da tempo. E che ti fanno vedere alcune cose da una diversa prospettiva.
In questo posto voglio parlarti proprio delle diverse prospettive che il Life Design mi ha consentito di acquisire, e di un POV (point of view) in particolare.
I propositi fanno schifo
Tra i materiali didattici che ho ricevuto per prepararmi alla certificazione c’era un file intitolato “Resolutions suck!”.
Che cosa non va nei propositi per l’anno nuovo? Principalmente il fatto che vengono fatti “al contrario”. I propositi sono un elenco di punti di arrivo, di risultati di soluzioni. Perdere 10 kg, imparare a cucire, ricominciare ad andare in palestra (un’altra volta…), imparare a usare Excel, ottenere una promozione.
Ed ecco – secondo gli autori di Design Your Life – dove sta l’inghippo… Questi sono obiettivi che ci dicono già come sarà il prossimo anno. Eccolo lì, già pronto e programmato (quando in realtà non è neanche iniziato). Nessuna domanda. Nessun mistero. Nessuna risposta negoziabile.
Questo atteggiamento ci porta a entrare in un circolo vizioso in cui, se raggiungiamo il risultato siamo dei grandi. Se non lo facciamo, siamo dei falliti.
Come facciamo a celebrare l’inizio di un nuovo anno, definendo con precisione i prossimi 365 giorni? Così non funziona. E forse te ne rendi conto anche tu se ripensi alla quantità di buoni propositi che non sei riuscito a realizzare assumendo questo atteggiamento.
Ma la pianificazione non era importante?
Qui ti sento già protestare: ma la pianificazione non era importante? Non continui a dire che ci dobbiamo immaginare il futuro?
Di questo ovviamente rimango convinta. Ma qui la questione è un’altra. Il Design Thinking non nega l’importanza dei piani. Semplicemente – prima di arrivare a un piano ben organizzato – ti sprona a vagliare più opzioni e a testare soluzioni differenti. Inoltre ti incoraggia a concentrarti sul processo, non sul risultato.
E dice chiaramente che non esiste un piano che sia definitivo e non modificabile. Possiamo sempre ricominciare da capo.
Uno dei principali motivi per cui quasi tutti i buoni propositi falliscono è che si trasformano rapidamente in “problemi di ancoraggio” insolubili. Un problema di ancoraggio è un problema in cui si inserisce una e una sola soluzione all’interno del problema stesso. E quando quell’unica e particolare soluzione non arriva, ci si blocca. I buoni propositi per l’anno nuovo vengono abbandonati perché iniziano sempre con la risposta, non con la domanda.
Il Life Design ci insegna prima di tutto a porci domande. E poi, a trovare soluzioni.
Pensa come un Designer
“La vita non è un elenco di risultati – dicono Evans e Burnett – La vita è vivere, essere vivi. Vivere significa crescere, imparare, scoprire e impegnarsi. La parte migliore di un nuovo anno è tutto lo spazio e la possibilità di perseguire domande interessanti e scoprire idee, persone e possibilità di cui non sapevate nulla a Capodanno. È qui che si trova la prosperità”.
Come designer dobbiamo coltivare la nostra curiosità e adottare una mentalità dell’azione e della prototipazione. Dobbiamo essere disposti a provare un gran numero di possibilità (e divertirvi nel farlo) prima di fare scelte intelligenti e informate su quali cambiamenti ci porteranno a essere più felici nella vita e nel lavoro.
Perdere 10 kg mi renderà più felice? Non posso saperlo a priori.
Ottenere una promozione mi renderà felice? Non posso saperlo a priori.
I designer non vanno avanti raggiungendo obiettivi o scrivendo piani pieni zeppi di risposte premature. I designer costruiscono la loro strada verso il futuro in modo creativo. Hanno idee su come potrebbe essere il futuro, questo sì, ma poi realizzano prototipi per capire meglio cosa potrebbe diventare.
Nessuno conosce veramente il futuro, quindi non si può pensare di arrivarci: bisogna costruirlo. E i designer lo fanno rispondendo a domande interessanti attraverso la prototipazione, creando conversazioni ed esperienze.
Che cosa succederebbe se invece di scrivere la tua lista dei buoni propositi per il nuovo anno provassi invece a elencare una serie di domande su ciò che ti incuriosisce?
La lista delle curiosità
Perché quest’anno non provi a fare questo esercizio? Fai un elenco il più lungo e il più dettagliato possibile delle cose ti incuriosiscono.
Non pensarci troppo: prendi un foglio e una penna, oppure apri il tuo computer e crea un file intitolato “lista della curiosità”.
Se fai fatica, e hai bisogno di più “struttura”, prova a pensare per categorie. Ecco un elenco da cui puoi partire.
Cosa sei curioso di sapere in merito a:
- gli obiettivi della tua azienda per quest’anno?
- i cambiamenti nel mercato in cui operi?
- le tue competenze?
- i cambiamenti che stanno influenzando la tua vita professionale?
- il cambiamento climatico?
- la politica locale?
- nuovi hobby?
- libri o film?
- crescita personale?
- chi vorresti conoscere meglio?
Per ognuna di queste “categorie” prova a porti delle domande e a elencare tutte le curiosità sull’argomento che ti vengono in mente. Probabilmente pensandoci emergeranno anche altri temi che attirano la tua curiosità e che ti suscitano domande…
Una volta stilato l’elenco delle cose che ti incuriosiscono, cerca di stabilire un ordine di priorità per arrivare alle quattro-sei più interessanti e promettenti per te (quelle cioè che hanno il potenziale per rendere la tua vita migliore).
La tua curiosità in questo modo ti farà da guida per cogliere nuove opportunità di scoperta. Agisci in base al tuo elenco cercando persone ed esperienze in quell’ambito. C’è qualcuno con cui puoi parlare per saperne di più di quello che ti incuriosisce? Puoi berci un caffè e farti raccontare la sua storia?
Non rimanere ancorato all’elenco dei buoni propositi se questo significa mantenere una tradizione che ti fa concentrare su problemi irrisolvibili. Affidati alla tua curiosità ed esplora le possibilità che ne verranno di conseguenza. Adotta un altro punto di vista. Cambia prospettiva. E vedi cosa succede.